Sarà, inoltre, segnalata alla Procura della Corte dei conti l’opportunità di valutare un’azione per danno erariale, sempre nei confronti della Regione, conseguente ai risarcimenti che l’amministrazione dovesse essere condannata a riconoscere ai ricorrenti.
Quello di affidare commesse senza avere la necessaria copertura finanziaria è un malcostume che l’Ance Sicilia denuncia da anni, perché costringe le imprese a farsi carico degli oneri per i debiti assunti dall’amministrazione regionale, sottoponendosi a sovraesposizioni bancarie e costi che, prolungati fin troppo, portano le imprese all’impossibilità di operare e, spesso, al fallimento. Un metodo non più tollerabile, ancor più ora che alla crisi del 2007, mai superata, si è aggiunta quella creata dalla pandemia da Covid-19.
L’Ance Sicilia si chiede se questi ritardi siano creati ad arte per coprire una mancanza di liquidità, oppure se siano conseguenza di una incapacità della macchina amministrativa di funzionare correttamente. Ma in entrambe le ipotesi sono gravi le responsabilità, e non possono essere le imprese a pagarne il conto. La Regione dovrà essere politicamente ed amministrativamente più veloce e competitiva, se non vuole mandare in necrosi il tessuto imprenditoriale della nostra Isola e se vuole cogliere le future sfide del “Pnrr”.
Ance Sicilia, infine, promuoverà un’azione legale contro l’arbitraria decisione della Regione di ridurre unilateralmente – e persino con un ulteriore taglio del 5% all’anno, oltre a quello già operato nel 2013, sempre del 5%, rispetto agli importi validi in sede nazionale – i canoni di locazione dovuti contrattualmente per immobili presi in affitto da privati, anche in questo caso arrecando un notevole danno alle imprese edili proprietarie.