Tre quarti dei lavori pubblici sotto i cinque milioni di euro sono affidati, in provincia di Palermo, senza gara pubblica e con procedure che potrebbero aumentare il rischio di corruzione e infiltrazioni mafiose. L’allarme è stato lanciato dal presidente di Ance Palermo Giuseppe Puccio nel corso del convegno “Buone pratiche per l’efficienza nei lavori pubblici e contro il rischio di corruzione e infiltrazioni mafiose” che si è svolto a Palazzo Forcella De Seta. Nel corso dell’incontro, al quale sono intervenuti anche il prefetto di Palermo Massimo Mariani e l’assessore comunale Fabrizio Ferrandelli, è emerso come a preoccupare siano soprattutto la discrezionalità nelle procedure di gara, negoziate con e senza pubblicazione del bando, e la liberalizzazione del subappalto che renderebbero più facile il rischio di corruzione e di infiltrazioni mafiose.
Per porre rimedio a questa situazione, Ance Palermo ritiene che, a normativa vigente, senza bisogno di modifiche legislative, l’introduzione di buone pratiche nell’applicazione del Codice possa dare una risposta a queste preoccupazioni, oltre a dare una maggiore efficienza al sistema dei lavori pubblici.
I punti della proposta Ance riguardano essenzialmente le gare che dovrebbero essere effettuate con bando pubblico al quale partecipa chi vuole e non per inviti a poche imprese. I costruttori suggeriscono, inoltre, di scegliere criteri privi di discrezionalità come quelli antiturbativa contenuti nel Codice e non criteri qualitativi inevitabilmente discrezionali o con l’affidamento del progetto esecutivo alla stessa impresa. Sarebbe auspicabile, poi, riuscire ad individuare, anche con protocolli specifici tra parti sociali, Prefettura e enti appaltanti, criteri per limitare il ricorso al subappalto e al subappalto a cascata e inserire nei bandi di gara strumenti che incentivino il rispetto dei tempi previsti come il premio di incentivazione e la tutela del lavoro e della sicurezza nei cantieri, con lo scorporo della manodopera dal ribasso di gara.